sabato 14 febbraio 2009

Il necromante

Internet fomenta la libera espressione di una vox populi talmente variegata e paritaria da impedire a chicchessia di raggiungere persino un'esile certezza: stiamo assistendo a una esplosione incondizionata e irrefrenabile degli ego della rete che, a lungo andare potrebbe sfociare nella sterilità culturale.
Mai come ora nella storia dell'uomo, si è potuto assistere a una tale stregoneria: senza i limiti dello spazio e del tempo, il necromante amalgama nel calderone dell'era informatica le inquietudini del postmoderno, le formule del positivismo, la matematiche spicciole del liberalismo e, non ultime, le sconcertanti credenze del paganesimo, medioevali reminiscenze che, da sole, riflettono una disorientata coscienza comune, tanto ricca di sollecitazioni quanto priva di fondamenta.
Angeli custodi e tarocchi, azioni e investimenti, riflessioni e pensieri, satanisti e santoni pullulano nella stessa piazza mediatica. Contrattano, schiamazzano, strillano e corrodono la nostra lucidità.
Il necromante si avvale dell'incantesimo della cultura blanda e globale, frammentaria e manovrata per creare un nero di seppia indistinto, originato dalla mera somma delle più disparate esperienze locali. "Ecco a voi la nuova generazione di ingranaggi semi pensanti che gratificano e sostengono le società contemporanee. Essi sono capaci di sapere, del resto non sono forse uomini sapienti sapienti?, ma non sanno cosa credere. Scelgono di vivere, senza averne la certezza. Produrre per riprodursi, pagare per rimanere nella boccia di cristallo. Ed Io li conduco e li trascino nell'irrealtà del reale. Li faccio fluttuare, i pesci nell'acquario: hanno sempre accettato l'acquario. Del resto chi rimane nella boccia vive, chi ne fuoriesce svanisce. Io decido cosa debba pensare degli esiliati il popolo del cristallo".
L'informazione totale promuove l'annestesia della mente, ormai incapace di sostenerne e interpretarne le diverse fonti e il loro valore: Cronaca, Gossip e Fashion (lo dico in inglese) sono tre delle tante divinità figlie del nuovo Apollo, dal crine stampato, che si fondono in un arabesco insipido e le cui spirali sono fulcro di un'ipnosi collettiva.
Stiamo svanendo? O stiamo mutando? Siamo immoti? Siamo cristallizzati in cubicoli tecnologici? Siamo insipidi? Siamo... ma siamo realmente?
Temo per l'umanità intera, che si commuove per la morte di Topolino mentre la scatola quadrata strilla nel vuoto del salotto lo scoppio della terza guerra mondiale.
Temo per noi tutti che, ingranaggi di un economia arrugginita, mai come oggi, nell'Italia della democrazia, siamo lontani dal poter contribuire alle decisioni dello stato: lanciati nella colonizzazione dell'universo della globalità abbiamo schiacciato e sconvolto il sano concetto di patria, quello coscienzioso e non irrazionale.
Temo per il fatto che la reazione chimica a questa follia disorientante, che vede gettati nel colosseo del XXI secolo gli integralisti religiosi, gli Indios, eredi del "buon selvaggio" del Rosseau, e gli studiosi di biogenetica, conduca a quel farmaco che le società organizzate ingeriscono per epurare il cancro della loro inefficenza: la guerra.
In realtà siamo in un perenne stato di guerra, contro il nemico senza volto... il terrorismo. Una guerra che colpisce al di là del limes, al di là del Reno, uno sfogo costante che permette all'impero la giusta fuoriuscita di risentimento dalla caraffa stracolma.
Sono pensieri sconnessi, come sempre del resto. Ma non posso vergognarmene: la sconnessione, come la sua consanguinea "connessione", è parte integrante del nostro vivere tecnologico.

2 commenti:

MontorioGD ha detto...

T'è passata un pò? Mi sembra più uno sfogo che altro... :)

Anonimo ha detto...

bello il tuo testo, molto denso...
io posso rispondere solo con un disegno..