martedì 30 settembre 2008

Il tempo che scorre

Maed, bloccato nel traffico, per la prima volta si accorse di aver acquisito una nuova abitudine, forse un effetto collaterale del "vivere urbano": continuava morbosamente a controllare l'ora sul proprio orologio Philip Starck. Curiosamente non si era mai reso conto, precedentemente, di quanto il tempo fuggisse, anzi, per la verità, non aveva mai creduto che quella variabile, quantificata in secondi, incidesse a tal punto sulla sua esistenza; non aveva mai avuto bisogno.
Aveva scoperto di essere una delle tante vittime delle "ore", aveva scoperto di essere una fiamma languida destinata a spegnersi.
Maed, seduto nell'abitacolo della sua utilitaria azzurro zucchero, ora controllava istintivamente e morbosamente il quadrante del suo orologio Philip Starck: era un vizio che non avrebbe mai più abbandonato, una sicurezza nell'inconsistenza del presente.

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